Questa «storia vecchia» creata da Michele Pagano è figlia delle favole di Giambattista Basile, ma nessuno dei «cunti» messi in scena proviene davvero dal Pentamerone di Basile. Sono piuttosto le sue parole, riportate con la fedeltà di un oracolo, a vivere sulla scena: ricomposte in sequenze diverse, come le tessere di un mosaico frantumato e poi ricostruito a capriccio. Così sono nate nuove storie, inventate da capo per sollecitare l’immaginario di un pubblico adulto che vive quattro secoli dopo Basile. Un raffinato lavoro di collage, un caleidoscopio che ha ridisegnato le forme con le preziose schegge di un capolavoro immortale.
Godetevi senza distrazioni questo bellissimo spettacolo, invito poetico ad un viaggio nuovo con la bellezza e i colori di una lingua antica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  • “IL MIRACOLO”
    Lo spettacolo è realizzato dalla compagnia dei giovani di Officinateatro; i ragazzi dai 14 ai 20 anni che hanno seguito il percorso formativo e che,attraverso un processo di scrittura scenica collettiva
    Note di regia
    Nel Sud Italia, di convenzione, è radicato l’affidamento alle sacre icone bibliche. Una tradizione che parte da un passato storico, laddove l’affidarsi ai più comuni “San Gennaro” diventa parte integrante di una società che vive spesso di stenti e spera avvenga un cambiamento, necessario per migliorare il proprio stile di vita. Paradossalmente spesso tale affidamento viene utilizzato anche nel gergo comune, scaramanticamente o come frase fatta. “Ci vorrebbe un miracolo” può rappresentare una delle più quotidiane esclamazioni che si possono sentire. Tale spunto, ci porta ad affrontare una tematica più ampia, laddove notiamo che l’affidamento “all’icona”, spesso, viene vissuto in pari passo rispetto alla totale cecità umana. Il miracolo viene scongiurato per vincere un montepremi e poter acquistare finalmente l’oggetto dei desideri; per riuscire finalmente a trovarsi collocati dall’altro capo del televisore disposto in salotto; per partire ed abbandonare tutto. La lotta è portata avanti al suon della cabala o di ricostruzioni di sogni passati; si tenta la fortuna o perché no, si spera di ricevere la lettera di qualche remoto e ignoto parente che lo dichiari erede di una qualche fortuna. “L’essenziale è invisibile agli occhi”, una frase di Antoine de Saint-Exupéry forse abusata e ascoltata sin dall’infanzia ma indispensabile per noi per la chiave di lettura dello spettacolo. Difatti, ci siamo chiesti se, al raggiungimento di quell’inaspettato miracolo, tale cecità riuscisse a svanire davanti agli occhi o se il buio risulti talmente profondo da non riuscire neanche a capire quello che si ha dinanzi. La nostra risposta si concretizza nel climax dello spettacolo, laddove tanto fermento, tanto ardore, tanto attesa, si mostrano inutili e inefficienti nel momento in cui il miracolo potrebbe avvenire.

LOVERS
C’era una volta
C’erano una volta
C’erano una volta, cinque donne
C’erano una volta, cinque principesse
C’era una volta, un cavallo e un ranocchio
C’era una volta, una scarpetta dorata
C’era una volta, un gran ballo
C’era una volta, un sogno
C’era una volta, un sogno, un amore, una favola
C’era una volta, io e te
C’era una volta, io sola
C’era una volta
C’era…

 

 

NOTE DI REGIA: Cinque storie: Franca, cassiera di un supermercato; Aisha, donna islamica; Dora Maar, amante di Picasso; Valentina, una ragazza semplice con poche pretese; Dalia, la piccola Regina della sua casa. Una continua analogia col mondo delle fiabe. Questo potrebbe essere l’incipit per spiegare il lavoro svolto con le cinque attrici per narrare una tematica sempre attuale. Rospi che attendono di essere baciati per diventare principi, lupi nei boschi, mele rosse e scarpette da calzare; perché non vogliamo parlare di violenza, perché vogliamo parlare dell’universo umano e dei sogni che nascono da bambina. Vogliamo parlare delle speranze che nascono e che, nonostante la vita ci porti a scontrarci con una realtà delle volte più cruda, non moriranno mai. Perché crediamo che “ il vissero felici e contenti” possa esistere, basta chiudere gli occhi.

IDEAZIONE e REGIA MICHELE PAGANO